A seguito della conferma in via definitiva degli scorsi giorni da parte del Consiglio di Stato al progetto Light Up (relativa all'autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute alle Università di Torino e Parma), una lettera firmata da molti importanti ricercatori italiani prende finalmente posizione contro la Lav, l'associazione animalista che, con il suo ricorso, ha bloccato per quasi due anni questa importante ricerca su alcune forme di cecità umana.
"Venti lunghi mesi per far riemergere il frutto di anni di studio e lavoro dal fango delle calunnie" scrivono. In questa storia infatti la disinformazione l'ha fatta da padrone, innescando la miccia dell'odio nei confronti dei ricercatori. Si è fatto credere infatti, senza mezzi termini ("La ricerca rende ciechi" slogan di quei giorni della Lav) che sei macachi sarebbero stati accecati al fine dello studio dell'occhio. Tanto è bastato a provocare un'escalation di violenza. Oltre agli attacchi mediatici sono arrivati anche quelli fisici (il Prof. Tamietto, dell'Università di Torino viene aggredito mentre si reca in Rettorato), e minacce di morte (perfino un proiettile in una lettera inviata sempre a Tamietto) e al Prof. Bonini, con un cartello "Vivisettore boia" all'ingresso di casa.
Fatti gravissimi che portano le autorità a mettere sotto scorta i due professori dopo le opportune indagini della digos. Il tutto per le informazioni esasperate e inesatte. In realtà infatti le procedure sperimentali prevedono parziali e limitati difetti della vista indotte nei macachi del tutto compatibili con tutte le azioni quotidiane degli animali. A nulla sono valse le precisazioni degli atenei, che in quei giorni di due anni fa si affrettarono a spiegare che sarebbe stata prodotta una macchia cieca, circoscritta ad una zona di pochi gradi del loro campo visivo, e limitata ad un solo lato. La confusione fu perpetrata anche dalla stampa, che da una parte portava in evidenza le proteste animaliste, dall'altra non spiegava la verità dei fatti. Il tg2 per esempio parlò perfino di vivisezione, una pratica bandita da anni.
"Noi crediamo - si legge nella lettera firmata da diversi ricercatori universitari italiani - che il modus operandi di queste associazioni debba essere svelato ai cittadini. Sfruttando un sentimento animalista nobile, accendono conflitti e attaccano chi fa scienza per il benessere dell’uomo nel rispetto delle regole e con progetti di altissimo livello. LAV lo ha fatto propinando falsità, contribuendo a creare un clima di odio verso chi si adopera, nel rispetto delle leggi, al progresso scientifico, per trovare una cura per le tante malattie, senza per altro mai avere prove reali dell’esistenza di metodi alternativi per studiare epilessie, distrofie, malattie del cuore, umorali, depressione, Parkinson e ogni altro stato fisiologico e patologico che oggi la ricerca affronta nell’unico modo possibile, quello della scienza".
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