L'innalzamento delle temperature produce effetti dannosi alla fauna dell'arco alpino. Lo dice un recente studio condotto dal Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell'Università di Padova e Dipartimento Biodiversità e Ecologia molecolare del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, pubblicato su "Ecology Letters".
Secondo le conclusioni di questa ricerca l'adattamento comportamentale delle specie potrebbe non essere sufficiente a garantirne la piena capacità riproduttiva. Oggetto dello studio, durato dal 2010 al 2017 in particolare 24 femmine di stambecco in età riproduttiva nell'area dolomitica della Marmolada. Agli animali sono stati applicati dei sensori, che hanno permesso di raccogliere informazioni, da cui è emerso che le temperature più alte spingono gli stambecchi a salire di quota rispetto al passato. I ricercatori si sono concentrati anche sui ritmi di attività giornalieri estivi scoprendo che gli stambecchi modulano i picchi di attività alimentare in funzione della temperatura: nelle giornate più calde, gli animali si nutrono prevalentemente intorno all'alba e al tramonto, mentre trascorrono le ore centrali riposando a quote più elevate e fresche.
"Nel corso del studio, infatti - sottolinea Francesca Cagnacci - queste temperature sono state raggiunte per una media di 16 giorni durante l'estate. Secondo le proiezioni climatologiche, in pochi decenni questo valore soglia verrà superato per ben 50 giorni nel periodo estivo". Lo spostamento verso l'alto è limitato dalla composizione tipica delle Dolomiti, caratterizzate da aree povere di vegetazione e pareti rocciose a quote relativamente basse, a differenza delle Alpi Occidentali, che offrono disponibilità di praterie d'alta quota dove gli stambecchi possono contemporaneamente alimentarsi e ripararsi dal caldo. Inoltre, l'esposizione sempre maggiore a giornate di caldo intenso potrebbe ulteriormente spostare i picchi di attività di foraggiamento in orario notturno. In queste condizioni le femmine riproduttive, che hanno i capretti al seguito, potrebbero faticare a spostarsi e a reperire le risorse di cui hanno bisogno".