Senza l'ok di Cina e India purtroppo non è stato possibile ottenere l'accordo sperato dal nostro Ministro della Transizione ecologica di mantenere al di sotto degli 1,5° l'incremento climatico fino al 2030, la soglia rimane quella attuale: 2 gradi in meno di dieci anni. Per le due potenze va bene impegnarsi a rispettare l'accordo di Parigi, ma legarsi a 1,5 gradi al 2030 è troppo costoso per le loro economie.
"Al G20 Ambiente volevamo essere più ambiziosi sulla decarbonizzazione, ma oltre non si poteva andare - ha commentato alla fine Cingolani -. Così, i due punti li abbiamo rinviati al G20 dei Capi di Stato". Ma alcuni risultati sono stati ottenuti: "Abbiamo raggiunto l'accordo su 58 punti del documento finale. Era la prima volta che a un G20 clima ed energia venivano trattati assieme. Abbiamo concordato sull'accelerazione del passaggio alle energie pulite in questa decade, sull'allineamento dei flussi finanziari agli impegni dell'Accordo di Parigi, sull'adattamento e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, sugli strumenti di finanza verde, sulla condivisione delle migliori pratiche tecnologiche, sul ruolo di ricerca e sviluppo, sulle città intelligenti e resilienti. Sono stati approvati due documenti della Presidenza italiana sulle smart city e le comunità energetiche e sulle rinnovabili offshore, e due allegati sulla povertà energetica e sulla sicurezza energetica".
Soprattutto, ha spiegato il ministro, "non c'è nessuno dei G20 che abbia messo in dubbio l'Accordo di Parigi -. Tutti hanno detto che vogliono rispettarlo. Quattro mesi fa diversi paesi non volevano neppure sentire parlare di certi argomenti, ora hanno firmato. C'è stata una maturazione culturale. Non a caso, i lavori si sono aperti con le condoglianze ai delegati di Germania e Olanda per le vittime delle alluvioni".