Il consiglio regionale del Lazio ha approvato nel collegato di bilancio una norma che interviene sui piani di contenimento della fauna selvatica e dispone che siano effettuati anche nei Parchi, così come sta avvenendo anche in altre Regioni, in caso di inerzia degli stessi. Secondo la nuova norma l’intervento della Regione può essere chiesto direttamente da imprenditori e conduttori agricoli che si trovino all’interno delle aree protette.
Commenta favorevolmente David Granieri, presidente della Coldiretti regionale. “Abbiamo sempre sostenuto che il mondo agricolo dovesse essere coinvolto nel processo di contenimento della fauna selvatica soprattutto coloro i quali hanno già il permesso di caccia e sono formati per abbattere i cinghiali. Così come abbiamo sempre sostenuto che il sistema di selecontrollo fosse troppo macchinoso. Riteniamo, inoltre, fondamentale il potere sostitutivo della Regione nel caso in cui le aree parco non siano efficienti ed efficaci. Ora tutte queste proposte - che Coldiretti avanzava - si sono trasformate in realtà”.
Ma la nuova norma non piace a RomaNatura, ente che gestisce gran parte delle riserve laziali. “Noi già attuiamo un piano di contenimento che è essenzialmente basato sull’impiego di gabbie e recenti. Questo piano, approvato dalla Regione Lazio, è frutto del lavoro scientifico di realtà come l’ISPRA e tiene in considerazione la necessità di ridurre la pressione di una specie, come i cinghiali, in grado di alterare l’equilibrio ecologico dei parchi” ha spiegato Maurizio Gubbiotti, presidente di RomaNatura.
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