Dura la vita per questo ministro dell'ambiente, che da scienziato qual è ha inteso affrontare quel ruolo, difficilissimo, soprattutto quando c'è da distribuire così ingenti risorse sul fronte cosidetto della transizione eco, senza tener conto della demagogia necessaria per restare in sella, tipica dei politicanti d'oggigiorno.
Appena ha provato a dire che il lupo - con tutte le cautele del caso - almeno in alcune aree del paese va controllato meglio, gli sono piovuti addosso infiniti anatemi da parte delle nostre sbribrindellate ma feroci organizzazioni animaliste. I più accaniti (verrebbe da dire allupati) sono arrivati a chiederne le dimissioni, quando lui, in un question time in parlamento, si è permesso di accennare a possibili abbattimenti, conseguenti alle ormai disperate proteste di governatori e amministratori locali che non ce la fanno più a sostenere i gravi disagi provocati dal signor Ezechiele (quello dei tre porcellini di Didney). Qualcuno si è spinto ad accompagnare le minacce con affermazioni qualunquistiche, richiamando dati e soluzioni "scientifiche".
Quando ormai è sotto gli occhi di tutti la situazione lupina, che - non solo in Italia - sta scappando di mano a causa di questo animalismo becero, cher trovava sponda nelle precedenti amministrazioni governative a targa Lipu, WWF, LAV, LAC, Enpa e compagnia cantando. S'è scomodato anche quel Bonelli del partito dei Verdi, che gli ultimi sondaggi danno "in crescita" al 2,8%.