Dopo un incontro con i sindaci della Val di Sole, il presidente Fugatti e il vice Tonina hanno annunciato che il numero degli orsi sarà fortemente ridotto, fino al dimezzamento. I sindaci hanno condiviso la linea assunta dalla Giunta provinciale, dopo la morte del giovane runner nei boschi di Caldes.
“I cittadini chiedono risposte concrete, che le autorità sono chiamate a dare” hanno detto i sindaci, con il testa il primo cittadino di Caldes Antonio Maini e il presidente della Comunità Val di Sole Lorenzo Cicolini. Il presidente Fugatti ha illustrato le misure previste: con ordinanza contingibile e urgente è stato stabilito l’abbattimento dell’orso che ha causato la morte del 26enne di Caldes, alla quale seguiranno altre ordinanze per la rimozione dei tre esemplari problematici MJ5, JJ4 e M62. Gli orsi da abbattere sono dunque potenzialmente 4, qualora dalle indagini genetiche a cura della Fonazione Edmund Mach emergesse che il plantigrado che ha aggredito il runner non sia già classificato come pericoloso. Intanto prosegue il presidio intensivo da parte del Corpo forestale trentino del fronte di bosco compreso tra Mostizzolo e la Val Meledrio: il personale effettua anche una attività di informazione verso le persone che intendono usufruire della rete stradale e sentieristica.
L’Amministrazione, si legge in una nota della Provincia, dimostra in questo modo la giusta fermezza di fronte alla presenza di animali problematici: il progetto così com’è, oggi, non sta più in piedi e va rivisto in maniera radicale”.
Il come lo ha spiegato il presidente della Provincia: “La presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come” ha detto Fugatti. Lo studio di fattibilità del Progetto Life Ursus per la reintroduzione negli orsi in Trentino tra il 1999 e il 2002, curato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica, aveva accertato l’idoneità ambientale per ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-60 orsi), che costituiva l’obiettivo finale del progetto. L’areale doveva andare ben oltre i confini del Trentino, mentre la maggior parte del centinaio di esemplari attualmente presente sul territorio provinciale si sposta all’interno di un’area ampia circa 1.500 chilometri quadrati (pari a un quarto dell’intero Trentino) e fortemente antropizzata.