Dopo la tragedia di Trento, sono in tanti a chiedere che finalmente si proceda con la gestione dei grandi carnivori. Per l'On. Maria Cristina Caretta (FdI), Vicepresidente della Commissione Agricoltura a Montecitorio, è un problema da affrontare senza ideologie.
"Quanto avvenuto in Val di Sole, con la morte di Andrea Papi - scrive Caretta - , è estremamente preoccupante non solo per la natura dei fatti, ma per le reazioni ideologiche del mondo animal-ambientalista. Leggere gli animal-ambientalisti da salotto minimizzare l'accaduto, rincarando la dose e chiedendo ulteriori tutele per i grandi carnivori, è semplicemente imbarazzante. Il vecchio animal-ambientalismo di facciata con le sue leggi ed i suoi progetti da marziani sta mettendo a serio rischio l'incolumità dei cittadini e per molto tempo abbiamo evidenziato i rischi legati a grandi carnivori come orsi e lupi, ma l'approccio ideologico di risposta è sempre stato quello di minimizzare. Cittadini, allevatori e intere comunità hanno paura e le istituzioni non possono e non devono abbandonare nessuno. Proprio su questa scia l'avvistamento di lupi in centri abitati, come avvenuto a San Pietro Mussolino (VI), deve portarci subito a intervenire con attività di controllo, contenimento e prevenzione.
La politica farà la sua parte e non faremo mancare il nostro sostegno verso soluzioni che ripristino sicurezza e quiete, laddove ormai sono diventate un lontano ricordo."
Anche l'eurodeputato Massimo Casanova (FdI) parla di tragedia annunciata. “Un primo attacco avvenuto nella stessa zona solo poche settimane prima ai danni di un escursionista avrebbe dovuto indurre le autorità competenti ad agire, per quanto sin da subito ostacolate dagli animalisti radicali che, nella loro visione fantasy, pensano ancora che predatori come orsi e lupi non possano agire d’istinto e in modo imprevedibile attaccando anche l’essere umano”. Per Casanova il primo caso accertato in Italia di uccisione di un essere umano da parte di un predatore deve portare necessariamente ad una celere e sostanziale modifica delle norme in materia, agendo con piani di abbattimento mirati sulla scorta dell’esperienza di altri paesi europei come la Slovenia. “Nessuno vuole il far-west tra i boschi, tantomeno il mondo venatorio che neanche é coinvolto nella questione. Occorre, però, stabilire un indice di sicurezza basato sul numero degli animali censiti e il grado di antropizzazione del territorio in cui sono presenti popolazioni stabili di grandi carnivori, al fine di intervenire in maniera diversificata con abbattimenti mirati, anche nelle aree protette. La coesistenza passa attraverso la valutazione scientifica dello stato di consistenza di queste specie e del loro contenimento ai livelli di equilibrio con il nostro diritto di vivere sicuri il nostro territorio” conclude Casanova.
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