I numeri dell'alluvione che si è abbattuta nelle province di Modena e Reggio Emilia nelle scorse ore purtroppo sono catastrofici: 2 morti e un disperso, 5 mila persone a rischio sfollamento, ingenti danni a beni e strutture a causa di due esondazioni (fiume Senio e Lamone).
Sono in molti in queste ore ad osservare che sì, su questi territori è caduta in 48 ore una quantità enorme d'acqua e che certo, la situazione è stata aggravata dalla siccità, che ha reso in questi mesi i terreni impermeabili, ma non si può trascurare il fatto che gli argini dei torrenti hanno ceduto troppo facilmente, a causa anche delle gallerie scavate da animali invasivi, come le nutrie.
Uno studio condotto dall'Università di Modena e Reggio del 2021 ha affermato infatti che un argine di un fiume in condizioni normali può durare fino a cento anni ma che se nell'area ci sono animali come tassi, istrici o nutrie, la vita dell'argine diminuisce drasticamente a 10 anni al massimo.
Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni idrauliche all'Unimore, ha spiegato che gli animali scavano cunicoli e tane che indeboliscono l'argine. Tutto ciò si aggiunge ad una colpevole mancata manutenzione, prevenzione e pianificazione. Dopo molti altri episodi simili, sempre più frequenti ormai a causa degli ormai evidenti cambiamenti climatici in atto, sarebbe ora di mettere mano ad un piano di ripristino ambientale in tal senso.