In un articolo uscito sulla rivista Biodiversity and Conservation curato da ISPRA e dall’Università di Torino viene studiata la relazione tra i cambiamenti climatici, avvenuti negli ultimi dieci anni in una regione della Valle d’Aosta, e l’areale di distribuzione della lepre variabile
La lepre variabile (Lepus timidus), tipica abitante delle medie e alte quote alpine, è una specie potenzialmente colpita dai cambiamenti climatici in atto. È un mammifero adattato a vivere in alta montagna o alle latitudini estreme e deve il suo nome al cambio di colorazione stagionale del mantello: durante l’inverno muta in un inconfondibile e mimetico mantello bianco, per questo è conosciuta anche come lepre bianca.
Il cambiamento del clima può favorire l'espansione verso altitudini maggiori ma anche l'espansione dell'areale della lepre europea (Lepus europaeus), ben adatta alle basse quote, che andrebbe a sovrapporsi a quello della lepre variabile, con la quale compete.
Lo studio dell’ISPRA e dell’Università di Torino, in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha perciò esaminato i cambiamenti nella presenza e nella distribuzione di entrambe le specie in una valle alpina, confrontando i dati del 2009 e del 2021, quantificando per la prima volta quelli che potrebbero essere gli impatti di oltre un decennio di cambiamenti climatici sulle due specie di lepri. L’area di sovrapposizione tra le due specie è risultata piuttosto ampia e la presenza di lepre europea è aumentata nel tempo, anche ad altitudini medio-alte. Le aree riservate alla lepre variabile sembrano limitate a una fascia molto ristretta e di alta quota.
Per numerose specie animali sono stati già documentati nel corso dell’ultimo secolo spostamenti sostanziali verso l’alto dei limiti di distributivi, con riduzione della loro diffusione a quote basse e una generale perdita di areale. Le variazioni nella distribuzione geografica delle specie possono anche avere effetti a cascata sulle interazioni tra le diverse specie. (Ispra)
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