Coldiretti e Confagricoltura chiedono all'Ue di cancellare del tutto l'obbligo di mantenere una parte di terreni incolti (4%), ovvero una delle condizioni dettate dalla PAC per ottenere gli agognati sostegni economici.
La misura è pensata per favorire la sostenibilità ambientale dell'agricoltura, ovvero garantire spazi vitali per la biodiversità tra un terreno agricolo e l'altro, favorendo per esempio il nutrimento e quindi la sopravvivenza della piccola selvaggina. La Commissione europea ha proposto di consentire agli agricoltori dell'UE di avvalersi di di derogare, per il 2024, alle regole della Politica agricola comune che li obbligano a mantenere determinate aree non produttive.
Secondo Giansanti, presidente di Confagricotura, “la Commissione ha previsto una lista eccessiva di condizioni, che riducono fortemente l’efficacia della misura. Ciò è dimostrato anche dal voto contrario della delegazione italiana – prosegue Giansanti –. Il nostro obiettivo è quello di eliminare l’obbligo della destinazione non produttiva dei terreni dalla normativa in vigore sulla PAC, ma è necessaria una proposta legislativa della Commissione che sarebbe impossibile approvare prima della conclusione della legislatura europea”.
Per Prandini, Presidente di Coldiretti, si tratta invece di un assurdo obbligo "che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Abbiamo chiesto una semplificazione immediata da discutere al Consiglio del 26 febbraio e da implementare il prima possibile con la sospensione di tutte le sanzioni connesse alla condizionalità per quest’anno di emergenza".