Il voto positivo del Parlamento Ue sulla legge per il ripristino della natura, non è stata accolta favorevolmente dagli agricoltori e da chi politicamente li sostiene. Ecco alcune reazioni a caldo.
Coldiretti: “Quella sul ripristino natura è una legge senza logica che, tra le altre cose, diminuisce la produzione agricola – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare l’approvazione del regolamento da parte del Parlamento europeo – Un compromesso al ribasso rispetto alla proposta del Parlamento, anche se meno negativa della prima proposta della Commissione europea”.
Confagricoltura: “L’intesa finale – rileva il Presidente Giansanti – è decisamente peggiorativa rispetto alla posizione che era stata votata dal Parlamento europeo per tutelare la superficie agricola e l’attività produttiva. Inoltre, non sono stati previsti fondi aggiuntivi per il raggiungimento degli obiettivi fissati. E’ chiaro che le risorse finanziarie necessarie non potranno essere in alcun modo attinte dal bilancio della PAC”.
Cia Agricoltori Italiani: “La natura va preservata certo -dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- e l’agricoltore è il primo ad avere questo interesse. Ricordiamoci che è, piuttosto, la tutela dell’equilibrio ad aver permesso di fare arrivare sulle tavole degli italiani, e di tutto il mondo, materie prime sane e di qualità. Dovrebbe essere questo l’obiettivo di una legge che si dichiara a salvaguardia della biodiversità e della sicurezza alimentare”.
Europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, membro della commissione agricoltura. “Assurda l'approvazione in Europarlamento della legge sul ripristino della natura da parte dei neuro-parlamentari. Una vera e propria idiozia da parte di questa sinistra europea che, nonostante le proteste degli agricoltori, continua con queste politiche folli e ideologiche, in grado di arrecare più danni che altro in nome della tutela ambientale. Ancora una volta, si tradisce la fiducia degli agricoltori, veri garanti del territorio, espropriando il 10% delle terre coltivabili e lasciandole incolte. Così facendo, per l'Italia vorrebbe dire perdere circa 1 milione e 250mila ettari attualmente coltivati, l'equivalente dell'intera superficie agricola della Lombardia".
Il Copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini e il capo delegazione di FdI al Parlamento Carlo Fidanza esprimono sgomento e incredulità. "Grazie a questo provvedimento - scrivono - assisteremo al ripristino delle paludi, bonificate grazie al sacrificio di generazioni e generazioni fin dall’antichità. Dovranno poi essere rimossi argini e dighe da 25mila chilometri di fiumi per lasciarli liberi di esondare, malgrado il rischio di distruggere case, infrastrutture e vite umane. Un attacco feroce soprattutto a chi vive e lavora nella natura, come gli agricoltori. Ai quali verrà chiesto di abbandonare la coltivazione dei propri campi qualora non venisse rispettato l’indice di farfalle della prateria. Questo malgrado la manutenzione del territorio fatta dagli agricoltori sia fondamentale contro il dissesto idrogeologico".
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