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Le Associazioni Venatorie dell'area alpina discutono il futuro dello stambecco


mercoledì 13 novembre 2024
    
 
 
Dal 24 al 26 ottobre 2024, le Associazioni Venatorie della zona alpina sudorientale si sono riunite a Trieste in occasione della 70esima Assemblea della Comunità di lavoro. Il tema centrale dell’incontro è stato il futuro dello stambecco alpino europeo, una specie che, dopo essere quasi scomparsa nel XIX secolo, rappresenta oggi un caso di successo nella conservazione faunistica. All’assemblea hanno partecipato esperti di biologia della fauna selvatica, diritto e pratica venatoria provenienti da Italia, Slovenia e Austria, giungendo a risoluzioni condivise. Grazie a programmi di reintroduzione e monitoraggio, lo stambecco è tornato a popolare le Alpi con popolazioni numerose e ben bilanciate dal punto di vista sociale e di genere, rappresentando una risorsa sostenibile. Tuttavia, in Italia la caccia allo stambecco rimane vietata, nonostante le popolazioni siano ormai stabili. La Comunità di lavoro ha così sottolineato la necessità di fornire supporto alle associazioni italiane nel promuovere una regolamentazione che possa aprire alla caccia dello stambecco, in linea con l’obiettivo della Comunità di lavoro di promuovere una gestione venatoria sostenibile dal 1952. Tra le altre raccomandazioni, le Associazioni Venatorie hanno evidenziato l’importanza di un monitoraggio continuo delle condizioni genetiche dello stambecco. In un contesto di cambiamento climatico e di aumento della pressione parassitaria, sarà fondamentale valutare regolarmente la vitalità delle popolazioni. Per le associazioni venatorie, la caccia rimane uno strumento essenziale per la gestione integrata della fauna selvatica. Questa risoluzione mira a garantire un futuro sostenibile per lo stambecco nelle Alpi, riconoscendo al contempo la caccia come elemento chiave per la conservazione della biodiversità in ambienti montani.
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Re:Le Associazioni Venatorie dell'area alpina discutono il futuro dello stambecco

Le temperature in aumento stanno riducendo drasticamente il loro habitat e la qualità dei pascoli, proprio quando i piccoli hanno bisogno di nutrimento per crescere. Questo potrebbe portare a una riduzione drastica della popolazione. Inoltre, i pastori stanno portando i loro greggi di capre a quote sempre più alte, aumentando il rischio di ibridazione e di trasmissione di patologie. Inoltre la popolazione di stambecchi è già frammentata e presenta una bassa variabilità genetica, il che rende ogni singolo esemplare prezioso per la sopravvivenza della specie.

da Riccardo 13/11/2024 20.42