 E' stato appena pubblicato su Nature Ecology & Evolution un articolo che presenta un modello innovativo per la standardizzazione dei dati di bio-logging, una tecnologia che utlizza i sensori applicati agli animali al fine di monitorarne i comportamenti.
Il lavoro è il risultato della collaborazione di oltre 30 istituti di ricerca internazionali ed è guidato dalla ricercatrice Francesca Cagnacci, responsabile dell'Unità di Ricerca di Ecologia Animale del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach (FEM) e Presidente della International Bio-Logging Society (IBLS), insieme a Sarah Davidson del Max Planck Institute of Animal Behavior.
I sensori registrano parametri fisici e fisiologici, monitorandoli nel tempo. Questi dati permettono di ricostruire l’attività degli animali, le caratteristiche degli ambienti frequentati e le interazioni ecologiche. La grande quantità di dati raccolti necessita di una gestione standardizzata per garantirne l'accessibilità e l’utilizzo a lungo termine. Proprio su questo punto si concentra l'articolo, proponendo l'adozione dei principi FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable), già centrali nei progetti scientifici europei, per ottimizzare la conservazione e la condivisione di questi dati.
"La proposta è di considerare queste ‘tracce’ come se fossero dei veri e propri ‘archivi di vita vissuta’, analogamente a quanto si fa in un museo. In questo senso, possono essere considerati un patrimonio comune, che non può rischiare di andare perso. Questo è possibile unicamente tramite una gestione standardizzata e condivisa" spiega la dottoressa Francesca Cagnacci.
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