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E' stato pubblicato da poco sulla rivista scientifica Animals un nuovo studio, dal titolo "Fertility of the European Brown Hare Across Plain, Hill and Mountain Environments in the Italian Peninsula", condotto tra gli altri da Valter Trocchi, dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia, che analizza la fertilità della lepre europea in diverse aree della Penisola italiana, rilevando differenze significative tra pianura, collina e montagna.
La ricerca ha coinvolto quattro territori: due in Basilicata (Matera e Potenza) e due in Emilia-Romagna (Bologna e Ferrara). I dati, ottenuti dall’analisi delle cicatrici uterine di capi abbattuti durante la stagione venatoria, mostrano una fertilità maggiore nelle aree collinari e di pianura, con una media di 10-11 nati per lepre, rispetto ai circa 6 nati per lepre nelle zone montane sopra i 600 metri.
Il picco riproduttivo si registra tra marzo e maggio, con un calo nei mesi estivi e una ripresa tra agosto e settembre. Lo studio evidenzia anche una correlazione tra fertilità e indice climatico di Kerner, suggerendo che un clima più mite e con minori variazioni stagionali possa favorire la riproduzione della specie. Ovviamente altri fattori incidono sulla fertilità, come la qualità dell’habitat, il fotoperiodo, la disponibilità di cibo e la pressione antropica. Nelle aree montane, il sovrapascolo e la coltivazione di cereali autunno-vernini, raccolti nel periodo riproduttivo, sembrano influire negativamente sulla natalità.
I risultati dello studio sottolineano la necessità di adottare strategie di gestione mirate per migliorare il successo riproduttivo della lepre, concentrando la tutela nei periodi di massima fertilità e intervenendo sulla qualità degli habitat.
La ricerca futura dovrà approfondire anche il ruolo di genetica, parassitismo, patologie riproduttive e cambiamenti climatici nella dinamica delle popolazioni di lepre. Lo studio è disponibile a questo link.