Strada in salita per il Partito dei Verdi sul quale è caduta la mannaia popolare della sconfitta alle urne. Messa pesantemente in discussione la direzione della Francescato per la sua propensione ad entrare in alleanze di sinistra, ora è Angelo Bonelli a guidare il Sole che ride. Una pietra sopra agli ormai inesistenti Sinistra e Libertà, il neo eletto guarda avanti ed è pronto ad aprire la porta ad alleati nel centro – destra. "A me interessa parlare anche con chi ha votato a destra... - ha dichiarato recentemente Bonelli - ci sono valori universali come l'ambiente, la salute che non sono per forza appannaggio di uno schieramento preciso".
E se nulla si può obiettare su tali concetti, ovvero sulla trasversalità dei temi ambientali che nulla devono avere a che fare con le ideologie, occorre però fare una riflessione sulla condotta di questo partito, che forse troppe volte si è già dimostrato inefficace nel portare avanti i valori che professa all'interno della politica italiana, se non con il solito carico di esasperato animalismo al di fuori di ogni logica e razionalità.
Tralasciando il fatto che all'interno del centro – destra ci sono già altre corrrenti ambientaliste (come è noto, per esempio nel Pdl, vedi Brambilla & co.), lo spostamento strategico di questo partito non fa altro che sottolinearne le mire opportunistiche. Salire sul carro dei vincitori, pratica ben diffusa in Italia, non potrà certo restituire credibilità ad un partito che ha largamente dimostrato la sua lontananza rispetto alle necessità del Paese e dell'ambiente.
Ma lo spostamento a destra si identifica in realtà in una scissione. Molti sono gli esponenti locali e nazionali che hanno annunciato l'uscita dai Verdi, alcuni dei quali confluiranno nel Partito Democratico, come già successo ad esempio in Lombardia in questi giorni con i consiglieri Marcello Saponaro e Carlo Munguzzi.