Legambiente critica aspramente la scelta del Governo di lasciare senza lavoro altri 200 precari dell'Ispra alla scadenza del loro contrattto. Per l'associazione ambientalista "compiere una scelta del genere ai danni della ricerca applicata vuol dire non solo andare in controtendenza con quanto accade nel resto del mondo, dove le politiche ambientali continuano ad investire fondi nella ricerca, ma prima di tutto impoverire un settore strategico nella gestione del controllo pubblico sulla qualità dell’ambiente, che in tal modo verrebbe annullata o demandata alla gestione privato".
L'associazione ha espresso la propria solidarietà ai lavoratori precari dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca che da giorni protestano sul tetto della loro sede di lavoro per salvare il posto. Il taglio coinvolgerà parte del personale che si occupa di ricerca applicata, ma in particolare i dei giovani che ne fanno parte.
Il settore dell'Ispra che verrà chiuso, ricorda Legambiente, è quello della ricerca e al monitoraggio del mare, quello che per intenderci si occupava delle emergenze in mare, a cui attengono anche i misteri delle navi dei veleni, ai controlli ambientali sulla discarica di Malagrotta, il monitoraggio di piattaforme estrattive di idrocarburi al clima e lo studio sulla qualità dell’aria.
La questione è delicata e al di là del carisma di Brunetta che ha puntato sulla demonizzazione in toto dei lavoratori del settore pubblico, qui forse ci sarebbe da riflettere sul fatto che la perdita di ricercatori non è mai un buon segnale per misurare la civiltà di un Paese. Se l'Ispra non funziona a dovere, perchè non riformare l'istituto aggiungendo nuove e più qualificate competenze?