E' quanto suggerisce un recente studio condotto da ricercatori dell'Università del Vermont e della Environmental Protection Agency pubblicato sulla rivista "BioScience", il quale vede nella perdita della biodiversità la causa scatenante della maggiore diffusione di malattie infettive fra gli uomini.
"Una quantità di nuove malattie sta emergendo e quelle che un tempo erano locali stanno diventando globali. Malattie come il West Nile Virus si sono diffuse in tutto il mondo molto rapidamente"; osserva Joe Roman, uno degli autori dello studio.
Secondo gli studiosi il fenomeno di trasizione epidemiologica è da attribuire proprio alla scomparsa di alcune specie animali. La correlazione tra le due cose risulta lampante nell'esempio che segue spiegato da Montira Pongsiri, dell'EPA.
"Prendiamo il caso della malattia di Lyme, trasmessa da zecche infettate dal batterio Borrelia burgdorferi", spiega la Pongsiri. La zecca riceve batterio solitamente succhiando il sangue di piccoli animali, negli Stati Uniti soprattutto da un piccolo roditore, il peromisco dai piedi bianchi. Storicamente la malattia era rara molto probabilmente perché c'era una vasta gamma di mammiferi differenti. La zecca si alimentava di molte di esse, ma dato che molte sono un ospite poco adatto al batterio solo poche zecche la trasmettevano all'uomo. La frammentazione e riduzione delle foreste e dei boschi ha portato a un drastico declino del numero di mammiferi e al prosperare del peromisco. Così, quanto più si diffonde il peromisco nei boschi, tanto maggiore è la probabilità che la zecca sia infetta e quindi di essere morsi proprio da una zecca infetta."
(Le Scienze)