Rimane ancora alto l'allarme ungulati nella provincia di Firenze. Cinghiali e caprioli, vera croce e delizia di questi territori ad altissima vocazione rurale e turistica, dove la difesa delle coltivazioni diventa un fatto cruciale per l'economia , soprattutto per prodotti rinomatissimi come il vino del Chianti.
Già molto si è fatto, ma il percorso per un equilibrio sulla gestione degli ungulati deve fare degli altri passi in avanti.
La Provincia di Firenze – dichiara la Vice Presidente provinciale con delega alle infrastrutture e alla Caccia e Pesca Laura Cantini– sta già utilizzando tutti gli strumenti che la legislazione vigente consente per limitare i danni causati dal sovrannumero degli ungulati, siano essi cinghiali o caprioli, nei nostri territori. Si può dire che per quanto riguarda i cinghiali i provvedimenti presi, più il lavoro svolto nei territori dai cacciatori, sta riportando le popolazioni sotto i limiti di guardia. Per i caprioli, invece, abbiamo trovato maggiori ostacoli nell’attuale legislazione, che però sono in via di superamento con l’approvazione della nuova Legge Regionale sulla caccia perché da più poteri alle Province per intervenire quando le popolazioni di ungulati sono in soprannumero e soprattutto creano danni all’agricoltura”.
La caccia non riesce più a supplire all'esubero della fauna, come commenta l'assessore alle attività produttive “La situazione attuale – commenta l’assessore alle Attività Produttive - non è quella di una volta quando la presenza dei cinghiali autoctoni era limitata e tenuta sotto controllo dalla caccia. In passato i cinghiali erano di piccola stazza e poco prolifici; oggi, con l’introduzione di ungulati provenienti dall’Europa dell’est, non solo è aumentato il numero degli esemplari, estranei al nostro territorio, ma anche i danni alle aziende. Lo stesso si può dire per i caprioli che non facevano parte dell’ecosistema delle aree del Chianti. Le loro incursioni vanno a deteriorare zone caratterizzate da coltivazioni intensive e quindi facilmente danneggiabili. Il risultato è che l’equilibrio ambientale non è più garantito e che l’invasione degli ungulati può mettere a dura prova le già non facili condizioni economiche nelle quali versano le nostre aziende”.