Non vogliamo in nessun modo prendere le parti del noto ed eccentrico personaggio de La prova del cuoco, che pochi giorni fa ha raccontato in diretta tv come cucinare un gatto. I gatti sono considerati animali d'affezione e in quanto tale mangiarli è un reato per la nostra legislazione e un crimine morale per tutti. Al di là della forse esagerata ma comprensibile sospensione di Bigazzi dalla Rai, che comunque sembra più una punizione, c'è da considerare che l'esperto culinario ha raccontato un aneddoto rapportato ad un'altra era, legato alla vera e propria fame.
Citando un antico detto delle festività carnevalesche “chi non ha ciccia ammazza il gatto”, Bigazzi riporta alla luce soltanto un'amara verità. Negli anni che precedono il boom economico, pochissimi in Italia potevano permettersi di mangiare carne e purtroppo, vista la miseria in cui imperversavano tantissime famiglie, anche i gatti potevano costituire una fonte di proteine, quando l'alternativa era la fame.
Moltissimi amabili peluches animati oggi ornano le nostre vite all'insegna di un consumismo alimentato anche dalle milioni di scatolette di carni varie preparate per i sofisticati gusti del nostro micio, il cui unico compito è quello di farci compagnia e non più come è stato per migliaia di anni, liberare le nostre abitazioni dai topi e tenerle lontane. Se la nostra vita è radicalmente cambiata e possiamo permetterci tutto questo, lo dobbiamo anche a chi quella fame l'ha vissuta e ha lottato per superarla per far crescere il nostro paese.
Sottolineare i valori civili che contraddistinguono la società moderna, come quello che considerara alcune specie intoccabili in virtù del nobile rapporto di collaborazione e affetto che ci lega a loro, è importante e sacrosanto, a patto però che non si perdano d'occhio le nostre radici e che rimangano un punto di riferimento per ricordarci chi siamo e quanta strada abbiamo fatto.