Ieri la Commissione Europea ha autorizzato la coltivazione della patata geneticamente modificata (Amflora) prodotta dalla multinazionale Basf, oltre che di tre nuove varietà di mais destinate all'importazione e alla commercializzazione per l'alimentazione animale. La decisione ha di fatto aperto un varco sulla possibilità di produrre Ogm in Europa, opzione messa al bando dal 1998 fino ad oggi dall'Ue.
L'argomento non è dei più facili. Quanto ne sappiamo di organismi geneticamente modificati? C'è un vero rischio per la salute? E per l'ambiente? Le domande sono tante e le risposte non sempre chiare. In merito alla patata Amflora si tratta di aumentarne il contenuto di amido, ma in questo passaggio pare che il tubero assuma un gene che conferisce resistenza ad un antibiotico importante per la salute umana. La decisione della Commissione pare quindi in netto contrasto con la direttiva Ue 2001/18 che proibiva espressamente l'approvazione agli Ogm di questo genere ed è stata per questo osteggiata fino all'ultimo dall'autorità sanitaria europea (Emea) e mondiale (Oms) che ne hanno sottolineato i rischi per la salute.
Fortemente contrario alla scelta della Commissione si è detto il ministro all'agricoltura Luca Zaia, che ha indicato negli Ogm un rischio per l'agroalimentare italiano ed ha parlato di referendum popolare per sgombrare il campo su ciò che vogliono gli italiani sul tema delle manipolazioni genetiche agli alimenti.
Allibito per la decisione di Bruxelles è anche il fondatore di Slow Food Carlo Petrini “vorrei capire come mai il nuovo commissario all’Ambiente, il maltese John Dalli, abbia fatto cambiare idea alla Comunità europea: nel 2007 il suo predecessore, Staros Dimas, aveva bloccato la proposta. Nel frattempo, che cosa è successo? Non bisogna mai abbassare la guardia, questi non mollano mai...”.