E' nelle mani di un piccolo popolo di cacciatori e raccoglitori che vive nel mezzo della foresta equatoriale del Congo la responsabilità di tutelare la loro stessa sopravvivenza, insieme a quella dell'ambiente in cui vivono. I pigmei hanno deciso di reagire all'avanzata inarrestabile della deforestazione e degli incendi dolosi.
Lo fanno mappando il territorio, misurando le superfici boschive e tracciando confini. Una difficile impresa ideata da alcune organizzazioni internazionali umanitarie (Réseau ressources naturelles e Rainforest foundation), che hanno fornito loro dei dispositivi Gps per velocizzare il lavoro. Fa un certo effetto l'idea che queste persone, abituate ad una semplice vita fatta di caccia e raccolta a stretto contatto con la natura, si siano presto adattate ad una tecnologia così sofisticata. La speranza è che una volta tracciata la mappa della regione, mappati i corsi d'acqua, gli alberi monumentali, si potrà fare qualcosa per fermare l'avanzata delle motoseghe.
L'eccessiva antropizzazione del territorio sta causando danni irreversibili a questi straordinari ambienti dove i selvatici cominciano a scarseggiare in maniera consistente. I cacciatori di Manga, si legge su Repubblica.it, puntano il dito contro un'azienda di legname libico-congolese, la Itb, che nella regione possiede un territorio pari a circa 300.000 ettari.
Gli alberi abbattuti nascondono anche un'altra preziosa fonte di sostentamento: bruchi che si annidano sotto la corteccia e che rappresentano una delle più importanti riserve proteiche di questo popolo. "Hanno già abbattuto tutti gli alberi sui quali pullulano i bruchi", si lamenta Besoki, uno degli uomini del villaggio, che sta mappando il territorio dove i suoi avi cacciano da generazioni.