In Italia 23 specie animali rischiano l'estinzione. A lanciare questo nuovo allarme per la biodiversità italiana, che vanta il patrimonio più alto in Europa, è nuovamente Wwf in occasione della Conferenza nazionale all'Università La Sapienza di Roma, organizzata dal Ministro Stefania Prestigiacomo per ribadire l'importanza delle sfide sulla diverstià biologica. La conferenza, che si apre oggi, si chiuderà sabato prossimo con la presentazione di un Piano per la natura alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
In cima alla lista di Wwf c'è l'orso bruno (meno di 90 esemplari in tutta Italia, 30-35 sulle Alpi, meno di 55 sugli Appennini), ma anche la lontra (220 – 260 esemplari), l'aquila del bonelli (15 coppie in Sicilia), l'avvoltoio capo vaccaio (10 coppie). Tra le specie avicole figurano le pernici bianche (dalle 5 alle 9 mila), la gallina prataiola (dalle 1.500 alle 2 mila) e diverse anatre mediterranee come pelobate fosco (meno di 10 individui).
A rischio anche la testuggine comune, i pesci delle acque interne, le tartarughe marine, il tonno rosso, il delfino comune, la foca monaca, i chirotteri, il camoscio appenninico (700 – 800 esemplari), lo stambecco alpino (30 mila capi), il lupo (500 – 800 esemplari), il capriolo italico (meno di 10 mila), l'airone bianco maggiore, il falco pellegrino e il cervo sardo (7 mila capi).
Le cause di questi pericoli sono in primis, secondo Wwf, i cambiamenti climatici e il degrado degli ecosistemi. Secondo Legambiente la conservazione della biodiversità è una missione fallita: costa 50 miliardi di euro all'anno e potrebbe portare a un furto di benessere pari al 7 per cento del Pil mondiale nel 2050. E continuando cosi', avverte l'associazione, entro il 2050 ci sara' una riduzione di biodiversita' pari al 15%. Nell'Ue, infatti, soltanto il 17% degli habitat e delle specie piu' a rischio presentano uno stato di conservazione soddisfacente.