Alcuni li amiamo, altri li odiamo e certi sono semplicemente solo cibo. Il nostro rapporto con gli animali è da qualunque lato lo si guardi strumentale e risponde a specifici bisogni o inflessioni culturali e sociali. A sviscerare la questione da un punto di vista antropologico, ben più complessa di quanto si pensi, c'è Hal Herzog, antrozoologo americano, esperto cioè di relazioni uomo – animale e di come l'uno sia condizionato dall'altro.
Il libro uscito un questi giorni di Herzog (Some we love, some we hate, some we eat) è illuminante perchè analizza i paradossi tipici della vita moderna animal friendly partendo dai fatti di cronaca e da interviste a persone “normali”.
Così si scopre che tra quelli che rifiutano la carne si nascondono in realt�diverse patologie di origine psicologica e che è molto frequente la riconversione dei vegetariani: ovvero 3 su 4 in America tornano a mangiare carne, dopo un'estenuante balletto tra principi morali quotidianamente traditi (impossibile non mangiare qualcosa che è stato vivo, impossibile non sfruttare altri esseri viventi per la propria sopravvivenza) e frustrazioni mal appagate da scelte estreme.
Insomma Herzog riesce a far emergere il lato tragicomico di una società che usa gli animali per colmare un vuoto affettivo più grande: basti pensare che il 40 per cento delle donne – viene fatto notare nel libro – nei sondaggi risponde di ricevere più affetto dai cani che da figli o mariti.