L'istallazione di reti, dissuasori e altri mezzi “non cruenti” sono misure che a Grosseto si affiancano al piano di contenimento vero e proprio, senza il quale non sarebbe possibile tenere sotto controllo la specie. Il piano integrato di intervento, messo a punto da Provincia e Comune, ha puntato su abbattimenti specifici dove necessario, più incisivi e mirati.
Contrariamente da quanto vorrebbero far credere alcune associazioni ambientaliste che fanno campagne di disinformazione sull'argomento ed organizzano incontri con le amministrazioni per convincerle al solo utilizzo dei metodi incruenti (minacciando lunghi e dispendiosi ricorsi al Tar), il ricorso all'abbattimento è necessario per ragioni igieniche – sanitarie soprattutto per scongiurare che esemplari in grado di trasmettere infezioni da salmonellosi se solo scacciati possano spostarsi in altre zone, lasciando irrisolto il problema.
La serie di misure messe in atto all'ospedale di Grosseto, volute dalla direzione generale e coordinate dal dipartimento prevenzione: mangimi con farmaci sterilizzanti, istallazioni di reti, dissuasori di appoggio, controlli e iniziative di formazione per evitare somministrazione di cibo da parte dei visitatori, allontanamento dai nidi e pulizie straordinarie, hanno permesso la diminuzione della popolazione del 60 per cento.
“Non c'è stata un'azione "migliore" delle altre – riferiscono dalla Provincia - : il crollo dei numeri è stato il frutto di tutte queste iniziative congiunte che hanno dato un ottimo risultato”. Nelle zone rurali, e non solo in quelle intorno all'ospedale, la Provincia ha affidato a una ditta esterna il compito di abbattere piccioni (circa 2mila il bilancio a oggi); e sempre l'Asl ha stipulato una convenzione con un'associazione che di notte, con fasci di luce, ha perlustrato la zona dell'ospedale scacciando i volatili (che probabilmente saranno ritornati qualche ora dopo).
(Il tirreno)