Riceviamo e pubblichiamo:
Ci sono due aspetti che colpiscono nelle infuocate polemiche con blocchi stradali, assalti alle forze dell’ordine, incendi camion ed automezzi in genere, rivolte di popolo e chi più ne ha più ne metta, che hanno caratterizzato questi ultimi mesi con riferimento alla discarica di Terzigno, nel napoletano e nel Parco Nazionale del Vesuvio.
Il primo, che del Parco Nazionale si è sì parlato, ma quasi sempre con toni minori, quasi vergognosi di farlo, osiamo dire noi. Il secondo, che nonostante la presenza del Parco Nazionale non s’è udita o quasi la voce delle varie forze ambientaliste che di solito si scatenano quando si parla di Parchi Nazionali, dal WWF ad Italia Nostra, da Federnatura alla LIPU, alla Legambiente a Kronos, ecc. e, perché no, alla Wilderness.
La ragione è molto semplice, e sconfessa la politica dei Parchi portata vanti nell’ultimo decennio: le discariche di Terzigno, di Boscoreale e di Boscotrecase ricadono sì nei limiti del Parco Nazionale del Vesuvio, ma in aree di nessun valore né paesaggistico né ambientale; aree che non avrebbero mai dovuto essere inserite in un Parco Nazionale, ma che lo furono per altri due ordini di ragione: uno, fare un Parco che fosse il più grande possibile affinché venisse a godere di contributi pubblici maggiori; due, per chiudere alla caccia più territorio possibile.
Ed allora ecco che discariche, cave, case, ville, strade, campi, orti, ecc. sono diventate Parco Nazionale. Un’eresia! Un’eresia dimostrata ora dal grande silenzio di tutti gli ambientalisti, al di là dello strillare per il problema ecologico e di salute pubblica. Ci si può battere per ripristinare un diritto di Parco Nazionale in un territorio così di infimo valore ambientale? No, ovviamente, perché l’importante era avere un Parco il più grande possibile, ed un nuovo pezzo d’Italia che restasse chiuso alla caccia. Le cave e discariche c’erano già e tanto basta per non urlare all’infrazione.
Ma che aspetta il governo, in attesa di risolvere il problema dei rifiuti di Napoli e delle discariche in oggetto, ad emanare un decreto che, anche per una ragione di coerenza, scorpori dal Parco Nazionale il territorio “conteso”? O teme gli strilli delle suddette forze ambientaliste, che allora sì si sveglierebbero! Potrebbe essere un primo passo per mettere mano ai tanti altri Parchi del Meridione, tutti ingigantiti per le stesse ragioni (e, per assurdo, tutti sono minaccia di progetti che se fossero stati presentati prima della loro nascita sarebbero stati definiti gravi attentanti allo loro integrità, ma che realizzati sotto l’egida - ed i finanziamenti! - del Parco Nazionale sono divenuti “opere ecologiche” e di promozione turistico-compatibile, di rivitalizzazione dei Parchi e dei loro paesi. Grandi attrattori li chiamano questi progetti, nascondendo con una parola una realtà che fa a pugni col concetto di un Parco Nazionale secondo i criteri stabiliti dall’IUCN, massimo organo dell’ONU preposto a queste istituzioni). Il Parco del Vesuvio non ne soffrirebbe, e se non altro le discariche non sarebbero più “Parco Nazionale”, come non avrebbero mai dovuto esserlo.
Purtroppo, questa è l’Italia dei Parchi, federati in una congrega che è quasi una corporazione per renderli intoccabili, quando è solo “ritoccandoli” che li si potrebbero migliorare e riportarli alla loro vera funzione, che è quella di conservare i più bei luoghi e paesaggi del nostro Paese e le loro componenti biologiche, non di fungere da motore per discutibili sviluppi economici e per chiudere sempre più ampi territori alla caccia... a costo di contenere delle mega-discariche di rifiuti!
Murialdo, 29 Ottobre 2010
IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Franco Zunino