Nutria, gambero della Louisiana, scoiattolo grigio sono solo alcune delle specie più dannose tra quelle non autoctone, importate alcune decine di anni per errore o per ragioni di mercato. Oggi, sfuggite al controllo dell'uomo, sono spesso causa di pesanti squilibri ambientali e fanno alzare vertiginosamente la spesa pubblica. Si calcola che in Europa i costi relativi a questi danni ammontino annualmente a 12 milioni di euro, una fuoriuscita incontrollata di denaro, che se non fermata, sarà in grado di mettere in crisi l'economia europea nei prossimi decenni.
Mentre le istituzioni locali organizzano battute contenitive, la Comunità Europea ha istituito una banca dati e sull'argomento ha fissato un incontro a Bruxelles il prossimo febbraio, per cercare di arrestare il fenomeno entro il 2011. Secondo Piero Genovesi, che guida un progetto europeo dell'Ispra su questo tema, occorre “creare un sistema di allerta rapida”. “Spesso – dichiara ancora Genovesi a La Stampa - siamo più concentrati sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e perdiamo di vista invece questo tipo di problema. Pensiamo solo a cosa ha provocato l’invasione delle nutrie”. “Nelle alluvioni – spiega il ricercatore - spesso la fragilità degli argini dei fiumi è dovuta anche alla presenza delle nutrie, che scavano lungo le rive. Nel nostro studio non abbiamo incluso i danni relativi alle alluvioni, altrimenti le cifre raggiungevano numeri stellari”.
“Lo studio – sottolinea Genovesi – indica chiaramente che esiste un fattore di inerzia; le attuali politiche di libero commercio, spesso assolutamente carenti in termini di misure di prevenzione delle nuove introduzioni, causerà impatti solo tra qualche decennio, come le specie già introdotte decenni fa hanno provocato ai giorni nostri”.
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