Vittime di un massacro quotidiano dall'efferata crudeltà, incolpate ingiustamente di distruggere gli argini dei fiumi, le nutrie per la Lav e per l'esperto Samuele Venturini, sono animali sfortunati e perseguitati, capro espiatorio nel mirino di amministrazioni locali e dei cacciatori. Il biologo non crede affatto a quanto dichiarato dopo l'alluvione dello scorso novembre dall'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, ovvero che la vasta rete di tane scavate dal grosso roditore avrebbero giocato un ruolo rilevante nel cedimento degli argini. Per Venturini la colpa è solo di "eventi atmosferici di eccezionale entità".
La nutria è inserita nella lista delle 100 specie aliene più pericolose nel rapporto del progetto finanziato nel 2005 dall'Ue allo scopo di creare una banca dati sulle specie aliene, il Daisie (Delivering Alien Invasive Species in Europe) (www.europe-aliens.org), di cui fa parte anche Piero Genovesi, ricercatore dell'Ispra e presidente del gruppo specialistico dell'IUCN sulle specie alloctone invasive.
La nutria è ritenuta responsabile di gravi conseguenze per le zone umide: distrugge nidi e uova degli uccelli acquatici, si nutre di vegetazione importante per l'equilibrio dell'ecosistema ed è veicolo della leptospirosi, una malattia solitamente diffusa dai ratti. Il suo impatto è negativo anche sull'agricoltura con gravi danni per le coltivazioni di barbabietole da zucchero e mais.
In Italia - riporta il Daisie - l'impatto della specie in termini economici ha superato i 10 milioni di euro dal 1995 al 2000, nonostante le attività di controllo che hanno permesso la riduzione di 220 mila individui con un costo di 2 milioni e seicento mila euro. Alla luce di questi dati allarmanti, che vedono la specie in costante e irrefrenabile crescita (si stima che presto il costo dei nocivi raggiungerà quota 12 milioni di euro all'anno in tutta Europa), la Lav pensa di poter risolvere il problema con metodi alternativi basati su un “contenimento naturale”. Si tratta di sterilizzare alcuni individui, che poi reintrodotti ridurrebbero il tasso riproduttivo della colonia. Un metodo che, sottolinea Venturini, sarebbe stato sperimentato da un anno nell´area urbana e suburbana del comune di Buccinasco (Milano) “con buoni risultati”, che però nel lungo comunicato della Lav non vengono specificati.
“Il progetto che viene sperimentato in Lombardia apre una fase di grande ottimismo per il futuro delle nutrie – sottolinea Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV – e dimostra che, per quanto riguarda il controllo delle popolazioni di animali selvatici, esiste sempre la possibilità di evitare ‘soluzioni finali’ di dubbia efficacia". Ora non resta che sperare che la soluzione indolore (del resto, come fa notare l'associazione, se la sterilizzazione ha funzionato con i randagi perchè non dovrebbe con le nutrie? - ma ha funzionato?-) sia realmente efficace, economica e priva di conseguenze sull'ambiente e sulla fauna, in tal caso i primi a gioirne sarebbero proprio i cacciatori (che di certo non sognano l'uscita alla nutria), altrimenti questa non sarà che l'ennesima dimostrazione dell'inconsistenza delle proposte che giungono dal mondo ambientalista.