Si stimano in 20 milioni di euro l'anno i danni causati dalla nutria sul suolo nazionale. A dirlo sono i risultati di una ricerca a carattere nazionale condotta dall'Università di Pavia. Dallo studio emerge in realtà qualcosa di molto più grave: la specie si è riprodotta in un modo tale da costituire una vera emergenza nazionale, per l'agricoltura ma anche per l'intero equilibrio degli ambienti naturali e per la pubblica sicurezza.
Il grosso “topone”, introdotto nel nostro paese negli anni 60 per le famose pellicce di castorino, ha letteralmente colonizzato le aree agricole fluviali e distrutto argini e canali per la sua insana abitudine di scavare lunghe gallerie capaci di provocare esondazioni ed allagamenti. Sono un rischio anche per l'incolumità delle persone che rischiano incidenti con questi animali sulle strade di campagna e infezioni. Un loro morso può infatti trasmettere 16 diverse infezioni di tipo virale, batterico e parassitario e in particolare la Leptospirosi, che si diffonde facilmente anche tra gli altri animali.
Lo studio individua come necessaria l'eradicazione di questo animale evidenziando che non esistono predatori naturali. Per Coldiretti si tratta di un problema che coinvolge gli interessi di molti settori: quello agricolo, il mondo faunistico-venatorio, l’ ambiente e la sanità; è quindi necessario affrontarlo con un approccio gestionale interdisciplinare.
Anche dal punto di vista finanziario - continua Coldiretti - si rende necessaria una compartecipazione a livello regionale dei diversi assessorati competenti (agricoltura, sanità e ambiente) e soprattutto bisogna fare in modo che alle province venga garantito il ritorno di tutte le risorse finanziarie derivanti dalla tassa di concessione dei cacciatori. Sarebbe opportuna, inoltre, l’attivazione di un coordinamento nazionale per la gestione del problema nutria. Tra le azioni concrete da attuare Coldiretti propone che si preveda la corresponsione di un adeguato indennizzo ai coadiutori integrato da un premio incentivante per capo e la possibilità di abbattere gli animali anche nelle Zone di Protezione Speciale (Zps) della Rete Natura 2000, all’interno delle quali le nutrie, non essendo animali autoctoni, mettono a repentaglio la stessa flora e fauna da proteggere.