La presenza dell'orso marsicano all'interno del Parco nazionale Lazio Abruzzo Molise negli ultimi tempi è associata a notizie ben poco rassicuranti che vanno dal ritrovamento di carcasse di animali da cortile predati al rinvenimento di orsi uccisi da atti di bracconaggio, come successo lo scorso 21 aprile (la morte dell'esemplare risale però all'autunno scorso). Episodi che sottolineano una situazione di tensione nell'area del parco ma soprattutto una gestione a tratti fallimentare di questi animali. Secondo l'Associazione Italiana per la Wilderness bisogna andare a fondo del problema evitando le condizioni che spingono alcune persone a violare la legge, probabilmente per cercare di tutelare le attività di pastorizia, visto che i danni causati dall'orso, a detta di Franco Zunino, presidente dell'Aiw non sono stati completamente rimborsati.
“Eppure – sottolinea Zunino - il Parco Nazionale d’Abruzzo ha un bilancio di svariati milioni di euro all’anno, milioni di euro che vengono quasi tutti spesi in stipendi inutili per personale inutile (in quanto in soprannumero) e per attività di sostegno al turismo”. Secondo l'Aiw è in atto una sorta di criminalizzazione di cacciatori e pastori per avanzare ipotesi di ampliamento del parco ma il vero problema per gli orsi, come per gli altri selvatici sono altre attività umane che disturbano la loro quiete e la mancanza di fonti alimentari agricole e zootecniche tradizionali. Lo dimostra il fatto che sono molti gli orsi che abitano fuori dal parco, dove troverebbero invece le risorse di cui necessitano.
“Non è ampliando il Parco o chiudendo la caccia che si risolve il problema (caccia che peraltro da numerosi anni non è più stato dimostrato essere la responsabile della moria di orsi), - sottolinea Zunino - ma operando gestionalmente affinché l’orso ritorni e si mantenga nei sui antichi lidi. Ma per fare questo bisogna dare una svolta all’attuale gestione del Parco, e per dare una svolta è il caso di cambiare le persone, come anche la politica ci insegna”.