E' la nuova tendenza alimentare: dopo il boom del biologico e dei gruppi d'acquisto solidale (i Gap, gruppi di cittadini direttamente collegati ai piccoli produttori locali), sono sempre di più le famiglie che decidono di tornare alle buone vecchie abitudini di una volta scegliendo la via dell'autoproduzione di ortaggi, frutta e pollame. E' così che nel mantovano sono nati i Gat (Gruppi Acquisto Terreni), cittadini che si uniscono investendo nell'acquisto di grossi appezzamenti da coltivare (preservandoli dalla cementificazione selvaggia), gestiti da giovani agricoltori o direttamente dai soci.
L'idea, si legge su Repubblica di oggi, è venuta ad un avvocato mantovano, Rossana Montecchi: “noi – spiega – chiediamo di investire in una fabbrica di ambiente: una terra che produca in modo naturale, recuperi sapori dimenticati e dia all'investitore la possibilità di impegnarsi direttamente nel lavoro di campagna”.
Il cambiamento culturale, innescato con l'avvio delle cosiddette fonte energetiche alternative, complice la crisi economica che ha ridimensionato i consumi, si sta palesando sotto i nostri occhi. Le parole d'ordine sono risparmio energetico, tradizione e salubrità degli alimenti. Tutti aspetti importantissimi che sempre di più guidano le scelte alimentari dei cittadini e che contribuiscono finalmente a ridare valore attivo all'ambiente e ai suoi equilibri.
Secondo Carlo Petrini, patron di Slow Food, “l'orto e il verde produttivo stanno riconquistando spazi rispetto a ciò che per decenni era diventato un verde puramente ornamentale, a volte esotico o bucolico in modo ridicolo, e ciò avviene perfino in aree urbane”. L'agricoltura torna ad essere un settore in grado di offrire occasioni di lavoro, oltre che un'opportunità di incontrarsi attorno alla natura, proprio come facevano naturalmente i nostri nonni. Secondo un sondaggio di Repubblica al primo posto nella scelta di coltivare la terra c'è il consumo di prodotti più sani e genuini (62,5%), insieme alla possibilità di stare all'aria aperta (61,7).