“Sono anni che non esiste prova alcuna dell'uccisione di orsi da parte di bracconieri "venatori", ovverosia cacciatori che per volontà (non è stato mai dimostrato un solo fatto!) o per errore abbiano ucciso degli orsi marsicani”.
Così un comunicato dell'Associazione Italiana per la Wilderness a commento della presa di posizione del Parco Nazionale d'Abruzzo che, dopo il ritrovamento di una carcassa di orso a Scontrone (L'Aquila), ha rilanciato la proposta di costituire una zona contigua al di là dei confini del parco, ovvero dove si spingono gli orsi alla ricerca di cibo. Secondo Franco Zunino, Segretario generale Aiw, i comuni non intendono avallare la proposta dell'Ente Parco. “Hanno dimostrato ampiamente una volontà protezionista ben più forte – scrive Zunino - ma autonomista e scevra dei laccioli del Parco, con le Aree Wilderness già sorte sul versante laziale in almeno 5 Comuni. Che il Parco se ne faccia una ragione, e si chieda come mai un'associazione privata di ambientalisti riesce ad ottenere un tale impegno senza nulla dare in cambio, mentre non ci riesce lo Stato offrendo promesse di danaro”.
Secondo l'Aiw, dietro la volontà di proteggere gli orsi si nascondono altri aspetti, ben meno nobili, come “allungare il potere vincolistico sui territori esterni”. “L'orso marsicano – torna a ribadire Zunino - lo si salva in primo luogo rispettando i diritti della gente che con l'orso ha sempre convissuto, soprattutto rimborsando loro i danni che ricevono ed assicurando loro i diritti di utilizzo delle risorse naturali rinnovabili, od offrendo equi indennizzi per le rinunce cui sono chiamati a fare per il bene dell'orso, non autorizzando ogni progetto di taglio forestale per evitare di sborsare quei soldi che vengono poi sperperati in inutili stipendi od attività turistiche o di mera immagine mediale, od ogni progetto impattante sull'habitat dell'orso solo per soddisfare le richieste di amministratori ai quali si è magari offerto una miseria per la rinuncia al taglio dei boschi. Non si salva l'orso sulla pelle degli allevatori né punendo i cacciatori per fatti da loro mai commessi, ma collaborando con loro per salvarlo, rispettando i loro diritti non trasformandoli in nemici sempre più acerrimi".