IUCN, Comitato mondiale per la conservazione della natura, ha aggiornato la lista rossa delle specie avicole minacciate grazie ai dati forniti dalla Bird Life international. Tra queste spicca la grande otaria indiana, salita al più alto livello di pericolo. La specie, che un tempo popolava gran parte del subcontinente indiano, è stata estirpata dal 90% del suo areale originario. Si stima che in tutto esistano non più di 250 esemplari. Il maggior problema di questa, come di gran parte delle altre specie minacciate (il 13% degli uccelli secondo IUCN, in tutto 1.253 specie) è quello della scomparsa e della frammentazione degli habitat.
Sempre a proposito dell'otaria indiana nel nuovo rapporto si menziona anche la caccia, fattore che la Lipu non ha mancato di mettere in evidenza nel suo comunicato passato alla stampa. Se però si vanno a guardare i dati nel dettaglio, ci si rende conto che il riferimento è al prelievo massiccio della specie verificatosi prima del 1919, che ne ha notevolmente ridotto la diversità genetica. Di qui la considerazione che per tutti i problemi connessi alla specie, l'attuale livello di caccia (stiamo parlando di un'area poverissima del pianeta) può seriamente portare all'estinzione la specie.
A chiarire i motivi dell'inesorabile declino in termini di conservazione della biodiversità, c'è Leon Bennun, direttore Bird Life. "In un mondo sempre più affollato, specie che hanno bisogno di molto spazio, come l'otaria indiana, stanno perdendo terreno”. Anche altre specie rientrano tra quelle fortemente minacciate: 13 quelle che nell'ultimo anno si sono spostate nella categoria di maggiore minaccia.
Una tendenza preoccupante che però non deve far perdere di vista i buoni risultati ottenuti. L'alzavola delle isole Campbell per esempio oggi è fuori pericolo grazie alla derattizzazione attuata e all'allevamento in cattività degli individui rimanenti. Anche il grillaio, specie che nidifica anche in Italia che era minacciata a livello globale, è ora in buono stato. Lo stesso per tre specie di piccione (la colomba di Trocaz, la colomba dei Lauri e la colomba di Bolle), sono stati tutti classificati a livelli di rischio più basso dopo una maggiore tutela degli habitat.
Quello che alcune associazioni italiane a nostro giudizio colpevolmente omettono di dire, è che qualora una specie cacciata entrasse in una situazione di declino, per lo meno in uno Stato come il nostro dove la pratica venatoria è fortemente regolata, automaticamente non sarebbe più oggetto di prelievo e questo, ovviamente, anche se le ragioni del declino non fossero direttamente imputabili all'attività dei cacciatori.