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Dopo i notevoli sforzi fatti per la
conservazione del lupo nel nostro paese, oggi ci si trova di fronte al problema opposto: la popolazione è cresciuta e in certe zone
sono troppi. Franco Zunino, Segretario dell'Associazione Italiana per la Wilderness, in un documento inviato alle autorità e alla stampa, risale alle origini della battaglia ambientalista: sostenuta negli anni 70 dall'allora neo nato
Wwf Italia e dal Parco Nazionale D'Abruzzo, sotto la guida del Direttore Franco Tassi, che portò nel 1976 ad una protezione totale di questi animali.
Al di là di alcune stime localizzate basate sugli ululati,
nessuno sa quanti lupi ci siano in Italia (le stime ufficiali parlano di circa 600 esemplari). Secondo i calcoli di Zunino, che tengono conto della crescita esponenziale degli animali e delle caratteristiche biologiche ed ecologiche della specie, nel nostro Paese
potrebbero esserci fino a oltre 4 mila esemplari. Una stima che appare ragionevole se confrontata a quelle della
Spagna, che negli anni '70 registrava una situazione simile alla nostra e che oggi conta 3 mila esemplari. Appare quindi insensato per Zunino, con una tale presenza opporsi
all’idea di controllarne la popolazione, visti i danni arrecati alla pastorizia, come evidenziato dalla Commissione parlamentare (solo in Provincia di Grosseto 5 milioni di euro).
In Spagna le autorità secondo il segretario dell'Aiw avrebbero già ottenuto dall'Unione Europea l'autorizzazione a ridurre la popolazione. In Italia per Zunino si potrebbe seguire l'esempio degli Usa e stabilire delle zone a diversa protezione, con una una fascia esterna a quelle super protette, dove autorizzare gli abbattimenti a cura delle autorità (guardie forestali, guardiacaccia o anche cacciatori autorizzati e dietro versamento di una somma da stabilirsi, e da devolversi ai rimborsi) nei casi di danni provati agli allevatori. Ed infine, il resto del territorio dove i pastori ed allevatori siano autorizzati agli abbattimenti nei casi di aggressioni al bestiame pur che questi abbattimenti avvengano nelle ristrette vicinanze delle mandrie, greggi o degli stazzi e stalle. Ciò a fronte del fatto che in ogni modo i danni andranno pagati al 100% a prezzo di mercato, compreso un bonus per i danni indiretti.
Tutelare le specie a richio per Zunino, deve concidere con la considerazione dei diritti liberali e democratici degli allevatori e dei pastori a tutela delle loro proprietà e non tramite la ricerca del consenso degli animalisti di città ("che si beano - scrive Zunino - della visione di belle foto e dipinti di lupi nei vari siti di Internet, e che non si preoccupano dei danni che questi arrecano ad allevatori e poveri pastori!"). D’altro canto, anche la Convenzione di Berna per la tutela delle specie di fauna selvatica “consente di considerare il Lupo specie solo parzialmente protetta quando produca danni eccessivi”. E allora - conclude l'ambientalista - vogliamo essere più realisti del re e continuare ad interpretare le leggi e le direttive sempre in senso negazionista quando esse prevedono anche l’inverso? Come disse qualcuno: in un sistema democratico la libertà individuale cessa nel momento in cui questa libertà incide negativamente sulla libertà altrui. Un principio sacrosanto, che vale anche per il Lupo!".