Riceviamo e pubblichiamo:
Sembra una cosa logica: proteggere l’orso impedendo la caccia. Invece è un modo, il solito per impedire la caccia senza difendere l’orso, anzi, rischiando di peggiorare la situazione dell’orso a causa di chi potrebbe, per rivalsa, trasformarsi in bracconiere e quindi uccidere quegli orsi che non sarebbero mai stati uccisi a caccia consentita. Ma per capire questo semplice assioma bisogna non essere naturalisti e/o animalisti di città, né politici (peggio ancora se di città).
Nessuna autorità ha potuto dimostrare che la caccia sia responsabile diretta della morte di orsi, come non lo è stata neppure per quella indiretta. In tanti anni sono morti orsi per mille ragioni a causa dell’uomo, perché investiti dalle auto o dai treni, perché avvelenati da pastori come rivalsa per il mancato pagamento dei danni, perché presi nei lacci di bracconieri di cinghiali, perché annegati in cisterne malamente costruite, perché avvelenati per rivalità tra tartufai, ma negli ultimi decenni mai è stato dimostrato che un orso sia stato ucciso dai cacciatori. Nonostante questo, penalizzare i cacciatori ampliando il Parco o chiudendo la caccia nelle zone esterne o regolamentandola in modo penalizzante, è l’unica misura che le autorità hanno saputo prendere. Lo si è fatto ieri e lo si continua a fare oggi. Il cacciatori come caprio espiatorio di una responsabilità che a ben altre persone - ed anche organismi - spetta! Severissimi contro gli incolpevoli cacciatori, molto permissivi con chi progetta centrali eoliche o fotovoltaiche. Impedire la caccia per salvare l’orso è un dovere da cui non si scinde; impedire che ben 15 ettari di area primaria di vita dell’orso in zona di protezione esterna del Parco Nazionale ed in area SIC siano letteralmente spazzati via da un progetto fotovoltaico no.
Per non dire del controllo sul turismo, effettuato con ridicoli inefficaci “numeri chiusi”. Questo solo sono capaci di fare gli addetti all’altisonante PATOM, mentre gli orsi sono sempre di meno, e sempre più si allontanano dal Parco e dalle sue zone esterne per luoghi sempre più distanti, ricorsi dalle autorità e dai politici a suon di decreti e provvedimenti inutili. Per dire no al progetto fotovoltaico della Vallelonga si sostiene che l’area è poco o nulla frequentata dall’orso, per chiudere la caccia fino ad oltre dieci chilometri più a valle di questo sito, si sostiene che l’habitat dell’orso giunge fino a quei luoghi (ed è una verità, ma che avrebbe dovuto valere anche per dire NO ai milioni di euro del progetto fotovoltaico, che le autorità hanno invece giustificato)!
Come se la caccia ai cinghiali (che proprio per salvare l’orso andrebbero ridotti drasticamente di numero con l’aiuto dei cacciatori, pur essendo loro i responsabili della presenza eccessiva) facesse danno all’orso, con la scusa delle braccate e del disturbo, in realtà affatto tali perché per l’orso i cani altro non sono che elementi “naturali” antichi quanto l’uomo, ed il disturbo un fattore, oltre che relativo, solo momentaneo (poche volte alla settimana per solo pochi mesi all’anno).
Senza ignorare il fatto che se mai dovessero fuggire da questo disturbo, altro non farebbe che allontanarsi verso il cuore del Parco e non verso l’esterno; quel cuore del Parco dove vanno a svernare ma dal quale si allontanano in quanto ormai privo di ogni possibilità alimentare antropica, costretti quindi ad essere presenti lì dove oggi si vuole chiudere la caccia per tutelarne la quieta e la fase alimentare necessariamente preparatoria al letargo, che avviene là dove il disturbo lo creano caso mai i turisti che proprio alla sua ricerca vanno, tutti i giorni per tutto l’anno sia di giorni sia di notte. Ma tutto ciò è ritenuto “ecologico”, mentre il cacciatore presente in questi luoghi da immemori generazioni è ritenuto un nemico da abbattere. In pratica, come si sta facendo per la pastorizia, si stanno incattivendo proprio quelle categorie di cittadini che potrebbero dare un aiuto alla difesa dell’orso, trasformandoli invece, per reazione poi incontrollabili dalle stesse autorità, in potenziali nemici. Mentre i veri nemici sono considerati amici dell’orso solo perché desiderano osservarlo, fotografarlo e studiarlo. Troppo semplice! Troppo comodo! O forse troppo difficile da capire per chi non ha più ricordi della ruralità dei nostri avi. E allora ecco che gli unici nemici sono considerati quei cittadini che proprio di quella ruralità ancora vivono e praticano, coltivando, pascolando e cacciando. Non è con questi provvedimenti che il PATOM salverà l’orso. E qualcuno un giorno sarà chiamato a risponderne, se non alla legge almeno all’opinione pubblica.
Sora, 15 Settembre 2011
IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Franco Zunino