Il problema della proliferazione dei cinghiali in molte zone della Maremma, dove questo animale è tipico del territorio e delle sue tradizioni, è particolarmente sentito dagli agricoltori, che spesso, come ormai ovunque, chiedono misure più incisive per limitare i danni ai propri raccolti. Lo spiega un agricoltore del grossetano sul quotidiano Il Tirreno: "quest’anno - dice - il danno sul girasole è stato quantificato al 100% e certificato da un perito tecnico incaricato dall’Atc di pertinenza. Cosa significa? Che tutti i soldi - dice - l’impegno, le speranze riposte in un raccolto sono sparite nell’arco di pochi mesi. Gli animali sono sfuggiti agli abbattimenti, hanno superato la recinzione elettrica che cingeva tutta la mia proprietà ed infine, stremati dalla fame, si sono saziati con i girasoli”.
Si tratta di attivare le collaborazioni necessarie, tra istituzioni, categorie economiche e il mondo della caccia. Come sottolineato dall'Assessore Salvadori poche settimane fa, gli strumenti normativi per farlo ci sono, vanno applicati. La buona volontà di collaborare, anche, come conferma questo agricoltore. "Chi vive in Maremma - dice -, chi ama la Maremma, ha interesse che si parli di colture, strutture ricettive, attività venatoria, prodotti enogastronomici, che ci sia sintonia, perchè tutti noi produciamo e vendiamo sotto lo stesso brand”.
“Non sono un cacciatore - spiega - ma sarei fuori dal mio mondo se fingessi di non comprendere quanto anche questo aspetto caratterizzi la tradizione e concorra, insieme alle altre attrattive, a delineare una proposta convincente all’interno di uno scenario di marketing del territorio. Mi auguro che la stessa cosa la possano pensare di me coloro che operano nelle realtà contigue alla mia. E’ allora cerchiamo tutti insieme, con le istituzioni, una soluzione alla proliferazione dei cinghiali. Facciamo uno sforzo comune. Basta diffidenze, chiudiamo questo clima ostile. Diversamente dovrò trovare un altro modo per tutelare il mio futuro”.
(13/10/2011)
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