Non è un caso che le specie di uccelli più minacciate nel nostro paese non sono cacciate da decine di anni. Come ha rilevato recentemente anche l'Ispra, le vere cause del declino demografico di specie avicole è da imputarsi all'eccessiva urbanizzazione, all'incuria delle zone umide e all'inquinamento di aria, acqua e suolo.
Come quello causato dai veleni frequentemente utilizzati in agricoltura, che portano alla progressiva scomparsa di molti insetti che costituivano parte fondamentale della dieta degli uccelli. Anche per i rapaci la situazione non è molto confortante, come evidenzia uno studio effettuato dall'Agenzia regionale parchi del Lazio, Lipu Birdlife Italia e l'Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, che ha monitorato la situazione nelle aree protette e analizzato 39 esemplari rinvenuti sui campi.
Pare infatti che molti allocchi, civette, barbagianni e gheppi, vengano frequentemente uccisi dall’ingerimento di roditori contaminati dai pesticidi usati in agricoltura. Per contrastare i roditori si utilizzano delle esche con rodenticidi che provocano emorragine letali nei topi che, in preda alla morte,divengono a loro volta facili prede per i rapaci che, inconsapevolmente, si cibano del loro ultimo boccone. Dall’analisi messa in atto con la tecninca della Hplc Fluorescenza è stato appurato che il 41,2% dei rapaci esaminati è stato contaminato dalla cosiddetta tossicità secondaria. L’appello è quello di limitare al massimo l’utilizzo dei rodenticidi e di effettuare, aggiunge Claudio Celada, direttore conservazione Natura LIPU, più controlli e campagne di informazione utili per far conoscere rischi che tali pratiche comportano per la fauna selvatica ma anche per l’uomo.
(31/10/2011)
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