Nuovi campi da sci, strade, strutture ricettive e intrattenimenti nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e in quello regionale del Sirente Velino. E' la brillante idea di governo e amministratori locali (di destra e di sinistra) per risollevare economicamente le zone colpite dal terremoto d'Abruzzo del 6 aprile 2009, sancita addirittura da un protocollo d'intesa con Regione, Province, Enti parco e comuni interessati.
L'obiettivo è quello di favorire l'incremento dell'offerta turistica nei due parchi attraverso organici programmi di interventi. Si prevedono quindi nuovi impianti sciistici, funivie, strade, alberghi, seconde case e addirittura una “cittadella di montagna” con oltre mille posti letto. Così, con la scusa del terremoto e della crisi potrebbero riaprirsi vecchi fronti speculativi (si parla di progetti fermi da 30 anni) per costruire là dove da anni è proibito.
Insomma, dicono i contrari (un fronte non certo esiguo composto da sindaci, associazioni ambientaliste, tra cui Lipu e Wwf, Cgil, Rifondazione e Sel in Regione), un modo elegante e pratico per aggirare i vincoli paesaggistici ed ecologici che può modificare irrimediabilmente una delle aree a maggior pregio ambientale della Regione.
Da parte loro gli albergatori del Gran Sasso, supportati in maniera pressochè compatta da Pd e Pdl, chiedono una risposta alle loro esigenze reali: “non c'è neppure un tabaccaio, gli ambientalisti bloccano tutto e a noi resta solo il turismo mordi e fuggi. Noi non vogliamo annullare le aree protette, ma servono delle aperture", dice su Repubblica la vicepresidente di Federalberghi L'Aquila, Mara Quaianni. Il pericolo che si costruisca troppo e male purtroppo è dietro l'angolo. Solo una cosa rimane certa: il turismo venatorio non sarà contemplato. E forse potrebbe costituire almeno in parte uno sbocco certo per rilanciare l'economia del territorio e gestirlo secondo un uso razionale delle risorse.
(31/10/2011)
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