Era un luogo incantevole la foresta del Cansiglio prima che i cervi triplicassero il loro numero in poco meno di dieci anni. Oggi sono troppi (oltre 3000 capi), malati e perennemente alla ricerca di cibo. Hanno devastato il sottobosco, determinato la scomparsa di alcune specie arboree e di conseguenza quella di molti animali tipici di questo habitat come il gallo cedrone e il francolino di monte e causato milioni di danni all'agricoltura. Il danno è incalcolabile e vale la pena di prendersi la briga di osservare che questo disastro è frutto di un atteggiamento che rifiuta le regole della natura che paradossalmente vorrebbe tutelare, visto che qui – come in molte aree naturali nostrane – si è evitato di introdurre la caccia di selezione, salvo poi pensarci quando la situazione è ormai precipitata.
In una enorme distesa di territorio, come è per esempio quella delle grandi aree incontaminate del Canada o degli Stati Uniti, l'uomo non ha un grosso peso sugli equilibri dell'ambiente. Non si deve occupare di selezionare gli individui malati e monitorare le popolazioni, ci pensa la natura come ha fatto da milioni di anni a questa parte. Così se una popolazione cresce troppo una parte di essa migra alla ricerca di nuove terre regolando la densità sostenibile di quella specie su un dato territorio. I nostri parchi sono invece più simili a grandi giardini con tanto di recinzioni e limiti invalicabili, tanto che la fauna che vi abita è crudelmente condannata ad un innaturale sovraffollamento. E si sa quando si manipolano le leggi della natura bisogna poi subirne le conseguenze.
Ora che i Bambi spinti dalla fame stanno facendo manbassa di tutte le nuove piante nate (la situazione è talmente grave che pare stiano sparendo gli abeti bianchi, i frassini e i faggi), il bosco sta lentamente morendo ed ecco che dopo continui rinvii si sceglie la soluzione drastica: dimezzarne il numero entro tre anni. Il Piano prevede l'aumento delle quote di capi destinati ai cacciatori nelle zone fuori dal parco e il prelievo controllato da parte della Forestale (che fino ad ora ha agito sparando petardi).
Il piano coinvolge tre province: Belluno, Treviso e Pordenone e due regioni, Veneto e Friuli. Bisognerà soprattutto abbattere le femmine e i giovani nati, i piccoli Bamby indifesi, prima che crescano e trasformino il bosco in un deserto. Speriamo che questa volta la lezione sia servita, anche se a nostro avviso occorre una nuova e diversa politica di gestione del territorio. E in un periodo di vacche magrissime come l'attuale, sarà opportuno che qualcuno fra quelli che decidono cominci a pensare che per il controllo faunistico, i cacciatori possono svolgere una efficace attività a basso costo e, in più, certa fauna pregiata può costituire un elemento zaaggiuntivo a vantaggio dell'economia di un territorio.