L'eurodeputato Alberto Cirio ha intenzione di affrontare e risolvere a Bruxelles le problematiche fiscali legate al commercio del tartufo bianco in Italia. Mercoledì 24 settembre è previsto l'arrivo al Parlamento europeo di una delegazione italiana capeggiata dal direttore del Centro nazionale Studi sul Tartufo, Mauro Carbone, insieme al sindaco della Città di Alba, Maurizio Marello, il presidente della Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba, Antonio Degiacomi, e una rappresentanza di commercianti italiani.
Si tratta di affrontare in chiave europea un problema che a livello di Parlamento italiano rimane irrisolto da decenni: il tartufo in Italia non è, infatti, considerato ai fini fiscali come un prodotto agricolo e paga, quindi, un’IVA del 22%, per di più indetraibile. Una situazione questa che riguarda solo l’Italia e che spiega la dimensione europea voluta da Alberto Cirio, dal momento che in tutto il resto d'Europa il tartufo è considerato prodotto agricolo spontaneo ed è di conseguenza assoggettato a un’IVA che va dal 4 al 5%.
Una diversità che crea danni enormi al sistema commerciale italiano, che sullo stesso prodotto paga un’IVA di cinque volte superiore a quella che pagano i diretti concorrenti europei, in particolare sloveni, croati e francesi. A ciò si aggiunge che tutti gli altri Paesi dove il tartufo è considerato un prodotto agricolo possono ottenere i contributi che l’Ue destina allo sviluppo rurale dei territori, risorse a cui invece l’Italia non può accedere proprio perché questo prodotto non rientra nell’ambito della ruralità.
Durante la visita a Bruxelles il Centro nazionale Studi sul Tartufo consegnerà un documento ufficiale, redatto dall’avvocato Roberto Ponzio di Alba, che evidenzia sotto il profilo tecnico-giuridico il negativo impatto economico di tale situazione e che costituisce l’ossatura della petizione formale che il mondo del tartufo italiano intende presentare ufficialmente all’UE.
"Ho voluto intraprendere la strada europea - sottolinea l’on. Cirio - perché rimane l’unica e l’ultima via per risolvere un problema che da anni il Parlamento italiano dibatte senza avervi però mai trovato una soluzione. Non è accettabile che sullo stesso prodotto ci siano differenze di IVA così rilevanti, perché questo preclude quote importanti di mercato ai commercianti italiani e, soprattutto, incentiva il mercato sommerso con grandi sacche di evasione. Ho trovato disponibilità nei funzionari della Commissione europea perché l’Europa, in generale, non vuole che ci siano scostamenti rilevanti nelle attribuzioni delle aliquote IVA su tutti i prodotti europei e credo che con questa leva potremo finalmente portare il Governo italiano a fare ciò che non ha mai risolto fino a oggi. È vero che la fiscalità è una materia di competenza dello Stato, ma è altrettanto vero che, se quello italiano non interviene, l'Europa deve segnalare il grave danno che questa situazione provoca al mercato e ai commercianti in Italia”.
|