Il leader morale del Movimento Cinque Stelle, l'anticasta per antonomasia, per di più genovese (quindi tirchio antropologicamente parlando), durante il comizio al Circo Massimo di Roma, a detta del Corriere della sera, era “provato da una notte difficile causa indigestione da tartufo bianco”.
Farlo sapere, in tempo di crisi e vacche magre non è stata una gran mossa. Se ne è accorto Il Giornale, che con un pizzico di sagacia e calcando un po' la mano, scrive: “fare indigestione di tartufi bianchi è come ubriacarsi di Château d'Yquem, è come fare il bagno nel latte d'asina, è come lavarsi i denti con l'acqua Evian: qualcosa fra lusso e demenza, un eccesso da magnati russi. O da comici italiani che vogliono fare politica ma continuano a far ridere”.
Certo l'annata è buona, i raccolti sono abbondanti ma per il tartufo bianco si parla sempre di 200 gr all'etto. “Moltissimo, rispetto al reddito medio, e figuriamoci rispetto al reddito di cittadinanza che i Cinque Stelle promettono a tutti gli italiani, ignorando che lo Stato fa già fatica a pagare le pensioni” scrive Camillo Langone sul giornale. Effettivamente parlare a una folla di disoccupati, cassintegrati e famiglie che a stento arrivano alla fine del mese dopo essersi strafogati di tartufo venduto a peso d'oro, volenti o nolenti sa di presa in giro.