La
Regione Piemonte ha dato il consenso alla richiesta secondo cui ogni Comune ha l
'obbligo di esporre all'Albo Pretorio il nome dei proprietari che hanno ricevuto contributi per le piante da tartufi, accanto alla cifra ottenuta e all’indicazione del numero di piante che ne hanno diritto. E' quanto si legge su
lanuovaprovincia.it, che riporta le parole di
Giacomo Carpignano, Presidente dell'associazione di tartufai liberi cercatori: “Ogni anno paghiamo 140 euro per il rinnovo del tesserino di cercatore ma non sappiamo mai come vengano spesi dalla Regione. Adesso almeno per ogni Comune sapremo quante piante da tartufo ci sono”.
In tema di liberi cercatori è prevista anche un'altra novità: verranno create delle squadre formate da guardie con il compito di controllare che riserve e consorzi siano in regola con i requisiti richiesti e che i proprietari di piante da tartufo per la libera cerca mantengano il libero accesso a tutti.
Tuttavia l'Europa sta per approvare una direttiva che uguaglierebbe il tartufo ad un prodotto agricolo. Commenta ancora Carpignano: “tale definizione metterà tutti i liberi cercatori in una posizione di irregolarità, perché visto che noi andiamo a cercare i tartufi sui terreni non di proprietà, ogni volta che ne troviamo uno e ce lo portiamo a casa è come se commettessimo un furto”. Per il Presidente questa equiparazione può essere eventualmente fatta per il tartufo nero, che si può coltivare; invece quello bianco, dal momento che si può raccogliere solo cercando di pianta in pianta, deve essere trattato come una rarità.