A darne notizia è l’Associazione Nazionale Città del Tartufo, che ha proposto la candidatura della pratica tradizionale della cava del tartufo in Italia tra i patrimoni culturali e immateriali dell'umanità tutelati dall'Unesco. L'associazione fa sapere che la Commissione nazionale italiana dell'Unesco ha espresso parere positivo nella riunione del 27 marzo. Il che significa che l'Italia ha formalmente inviato la candidatura a Parigi, la sede dell'Unesco.
“Questo dimostra – dichiara l’Associazione Nazionale Città del Tartufo – che, pur partendo da un prodotto spontaneo della terra, si può arrivare a candidare una tradizione culturale che si tramanda di padre in figlio e da nonno a nipote, che è la cerca e la cavatura del tartufo. Non si è candidato il ‘prodotto tartufo’, ma si sono candidate le memorie, le narrazioni, i saperi e le pratiche di un’attività molto ampia che coinvolge l’addestramento del cane e il suo utilizzo nelle fasi di cerca e cavatura, la cerca dei vari tipi di tartufi, la successiva conservazione e, infine, l’utilizzo gastronomico. Tutti aspetti che la comunità ritiene indispensabile che siano raccolti, archiviati e comunicati al fine di consegnare alle future generazioni conoscenze preziose”.
Le Città del Tartufo ringraziano anche il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il coordinamento tecnico scientifico delle dottoresse Elena Sinibaldi e Stefania Baldinotti, antropologhe esperte del Ministero per la Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.
“Il processo di consapevolezza, salvaguardia e condivisione – ha precisato il Presidente dell’associazione Michele Boscagli – che è stato alla base del percorso vissuto, contiene l’impostazione dell’attività associativa futura grazie al coinvolgimento dei singoli territori associati, sia in funzione alle relazioni interregionali, nazionali e internazionali individuate nel dossier di candidatura, sia in vista di un riconoscimento futuro”.
La traduzione del lavoro svolto per il processo di candidatura è ora riconsegnata alla comunità associativa come patrimonio collettivo organizzato in indirizzi progettuali, per proseguire il processo di partecipazione e governace, e come strumento di valore aggiunto per i territori del tartufo. “Durante tutto il 2017 – ha concluso Boscagli – continueremo a promuovere la candidatura affinché diventi ancor di più patrimonio collettivo dell’Italia intera affinché l’impegno sancito a candidare per il 2018 la nostra domanda possa essere portato a compimento”.