In Abruzzo è stata approvata una modifica alla legge sulla raccolta dei tartufi. Il testo, dopo un lungo iter di due anni, propone di creare una grande fiera del tartufo, finanziata dalla tassa annuale di raccolta (150 euro a testa). L'iniziativa mira a far partire un settore da troppo tempo sottovalutato dell'economia abruzzese. Questo tratto di Appennino è infatti particolarmente ricco del pregiato fungo, presente nelle varietà “bianco”, il più prezioso, “nero pregiato”, “nero invernale”, “nero liscio”, “nero ordinario”, “bianchetto”, “moscato”, “scorzone” e “uncinato”. Se ne raccolgono 200 quintali l'anno.
La Giunta regionale, d’intesa con la competente Commissione consiliare, dovrà provvedere entro il 31 marzo di ogni anno a predisporre il programma annuale di finanziamento delle iniziative di promozione e ricerca universitaria, individuando “le tipologie, i beneficiari, i tassi di contribuzione, l'ammontare della spesa pubblica, le priorità, i criteri per la determinazione delle spese ammissibili e le modalità di concessione dei contributi; il programma può essere integrato con programmi operativi, per attivare specifici interventi, nei limiti delle disponibilità di bilancio”.
Nella legge aggiornata si parla anche “dell’attivazione di percorsi gastronomici dedicati volti anche alla valorizzazione dei territori legati al tartufo”. Ma, soprattutto, la Regione Abruzzo si assume il compito di organizzare ogni anno, assieme alle associazioni dei tartufai, una Fiera promozionale del Tartufo d’Abruzzo. Un grande evento come minimo di portata nazionale, insomma, simile alla Fiera internazionale di Alba, in Piemonte, della Mostra mercato di Norcia in Umbria, delle fiere di San Miniato in Toscana e di Acqualagna nelle Marche.
Resta invece invariata la legge 66 del 2012 che fissa i periodi di raccolta per ciascuna varietà di tartufo, vieta la raccolta dei tartufi nelle aree rimboschite, diverse dalle tartufaie controllate o coltivate, prima di quindici anni, nei terreni coltivati, nei fondi con recinzione. E stabilisce che la ricerca del tartufo può essere effettuata solo con l'ausilio di massimo due cani, che va impiegato il vanghetto (o vanghella) con lama inamovibile dal manico, di larghezza non superiore a 4 centimetri per un massimo di 15 centimetri di altezza con la punta rotondeggiante.
La raccolta giornaliera complessiva in forma libera e individuale è consentita entro il limite massimo di un chilogrammo, con l'eccezione del limite massimo di 500 grammi per il tartufo "bianco" di due chilogrammi per lo "scorzone" e "uncinato".
Norme stringenti anche per la commercializzazione e il confezionamento. Da parte del consumatore, è bene sperare che i tartufi conservati possano essere confezionati con aggiunta di acqua e sale, o soltanto di sale, restando facoltativa l'aggiunta di vino, liquore o acquavite, la cui presenza deve essere indicata sull'etichetta, e devono essere sottoposti a sterilizzazione a circa centoventi gradi centigradi. In ogni caso, è vietato l'uso di sostanze coloranti.