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Tavolo tecnico del Ministero verso la filiera del tartufo


lunedì 6 novembre 2017
    

Tartufo “Una soluzione fiscale in grado di far emergere il sommerso del settore e consentire, allo stesso tempo, la piena tracciabilità del tartufo raccolto e commercializzato, tutelando la produzione nazionale e la tipicità dei prodotti locali: è, questo, il perno della proposta di legge "Disposizioni in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi" all'esame della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, illustrata dal primo firmatario, il deputato Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura, in un convegno a Città di Castello, nell'ambito della 38esima Mostra-mercato nazionale del Tartufo bianco.

Fiorio - riferisce un comunicato della Regione Umbria - ha annunciato che "lunedì prossimo è prevista la riunione del tavolo tecnico istituito presso il ministero delle Politiche agricole per la redazione della proposta di Piano nazionale della filiera del tartufo 2017-2020, propedeutico alla nuova normativa alla quale si sta da lavorando da anni, che sia capace di tutelare cercatori e consumatori e che da tempo è attesa dal settore. Se negli anni precedenti l'iter si è più volte arenato, negli ultimi tempi la proposta di legge che mi vede come primo firmatario ha subito un'accelerazione in seguito ad alcune novità intervenute, quali la riduzione dell'Iva per i tartufi dal 22 al 10 per cento e l'attacco sferrato al sistema agroalimentare italiano da parte dei Paesi extraeuropei e anche dalla Gran Bretagna, che è in uscita dall'Unione europea".

"A tutela del tartufo italiano e della sua qualità, la proposta di legge - ha specificato Fiorio - prevede anche l'uso della leva fiscale come strumento per la tracciabilità del prodotto. I cercatori vengono suddivisi in due fasce in base al reddito derivante dalla vendita del prodotto: per gli occasionali, fino a 7.000 euro, è previsto un pagamento forfettario di 100 euro, che tiene conto delle spese che il raccoglitore sostiene per la manutenzione delle zone tartufigene, l'allevamento e l'addestramento dei cani; ai professionali, quindi dotati di partita Iva, con reddito derivante dalla vendita dei tartufi superiore ai 7.000 euro, si applica il regime fiscale normale".

"Vogliamo accelerare l'esame della proposta di legge - ha detto ancora Fiorio - per approvare almeno in Commissione Agricoltura un testo di legge organica, sul quale si può ancora intervenire per migliorarlo, ma vista la ristrettezza dei tempi per l'approssimarsi della fine della legislatura vogliamo intanto assicurare almeno l'applicazione di questa soluzione fiscale all'interno della Legge di bilancio 2018 ora all'esame del Senato. È un treno da non perdere per rispondere alle esigenze del settore". Tra gli altri punti della proposta di legge, l'onorevole Fiorio ha ricordato la distinzione fra tartufaie controllate e coltivate, l'attenzione per la manutenzione dei terreni e la difesa delle tipologie dei tartufi italiani con un "no" netto all'introduzione del tartufo cinese, "altamente invasivo, che comprometterebbe le produzioni autoctone".

Nell'auspicare che Commissione Agricoltura prima e Parlamento poi varino in tempi rapidi la nuova legge nazionale, l'assessore regionale Fernanda Cecchini ha sottolineato come spetti "a ognuno dei protagonisti del settore, soprattutto alle istituzioni, aver cura e valorizzare il territorio e un prodotto come il tartufo. Un settore in cui l'Umbria ha un ruolo di primissimo piano a livello nazionale, poiché poco meno di un terzo della produzione totale viene dalla nostra regione, con una concentrazione di persone abilitate alla libera ricerca in particolare a Città di Castello, secondo a livello nazionale, e che riveste un ruolo rilevante anche quale traino per la valorizzazione e la promozione turistica di tutta la regione".

"C'è una vocazione naturale del tartufo a cui teniamo e che va difesa - ha aggiunto - Nel caso del tartufo bianco, in particolare, per il quale a differenza del nero la sperimentazione di tecniche di coltivazione non ha dato finora risultati confortanti e questo lo rende più pregiato, è ancora maggiore l'esigenza di garantire la conservazione degli ambienti in cui è in grado di riprodursi e regolamentare adeguatamente le attività di ricerca o di riserva della raccolta da parte del titolare dei terreni".

"Quanto alla tutela del tartufo umbro - ha detto ancora Cecchini - la Regione, tra l'altro, ha introdotto norme particolari per quanto riguarda la tartuficoltura che riguardano l'obbligo di certificazione delle piante tartufigene prodotte e commercializzate in Umbria e la realizzazione della carta delle zone vocate alla tartuficoltura. La proposta di legge all'esame della Commissione Agricoltura è strategica e va nella giusta direzione: la tracciabilità e la fiscalità sono centrali. Vogliamo valorizzare il nostro patrimonio tartuficolo e valorizzare la filiera che dà prodotti che portiamo nel mondo perché questo - ha concluso - ci assicura anche posti di lavoro e reddito".

Il presidente dell'Unione Tartufai Umbri, Marino Capoccia, ha messo in evidenza alcune criticità del settore da ricondurre a diversi fattori: "oltre alle condizioni climatiche e all'assenza di pioggia che quest'anno ha compromesso la produzione, la carenza di interventi di manutenzione e salvaguardia degli ambienti tartuficoli naturali. Altro aspetto - ha detto - la tracciabilità a garanzia dell'autenticità del prodotto, così come è fondamentale per noi valorizzare la libera ricerca che ha consentito di trasferire questa tradizione di generazione in generazione. Dalla nuova legge, i circa 7mila cercatori che ci sono nella regione, 70mila in tutta Italia, si aspettano linee e obiettivi che garantiscano il futuro del settore".

"I tartufai - ha rimarcato anche il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta - sono una grande risorsa per il nostro territorio che rappresenta uno dei punti di riferimento a livello nazionale per qualità del prodotto e commercializzazione. Attraverso il tartufo e tutto quello che può rappresentare anche in termini economico-occupazionali si promuove l'immagine dell'Umbria, dei nostri comuni, che sono senza dubbio un patrimonio inestimabile, ad ogni livello, che tutti ci invidiano".

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