In molte zone di Italia la stagione della raccolta funghi è già aperta. L'attenzione nella ricerca deve essere ai massimi livelli. A richiamare l'attenzione dei raccoglitori c'è, per esempio, l'Ausl di Reggio Emilia.
“La commestibilità di un fungo - ricorda - può essere stabilita solo dopo la sua corretta identificazione con l’attribuzione del nome scientifico cui corrisponde un giudizio di commestibilità, non commestibilità oppure tossicità. Pertanto, di fronte ad un fungo che non si è mai raccolto prima e non si conosce si raccomanda di rivolgersi sempre al personale qualificato degli ispettorati micologici che operano gratuitamente in tutte le aziende sanitarie e diffidare dei presunti “esperti”.
I metodi empirici che, sottolinea l’Ausl di Reggio, “alcuni si ostinano ad adottare per verificare la commestibilità dei funghi, come ad esempio l'utilizzo di aglio che diventerebbe scuro in presenza di funghi velenosi, o l'imbrunimento dell'argento, sono privi di ogni fondamento”. Come non è vero che “tutti i funghi che crescono sugli alberi o nei prati sono commestibili e che se sono mangiati dalle lumache o da altri animali sono buoni”.